Recovery Plan, il Piano italiano poco coraggioso in termini ambientali

Lo afferma Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile. L’accesso alle ingenti risorse di Next Generation EU dice – non è automatico, ma subordinato al rispetto di condizioni specifiche

“La proposta di Piano italiano per la ripresa e resilienza, all’esame del Parlamento, risulta debole proprio nel primo pilastro di Next Generation EU, la transizione verde, e non allineato con le indicazioni europee”. E’ categorico Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sulla capacità di utilizzare al meglio le risorse del Recovery Plan da parte del Governo in tema di ambiente e sostenibilità. Ronchi ricorda come l’accesso alle ingenti risorse di Next Generation EU non sia automatico, ma subordinato al rispetto di condizioni, fissate dalla Commissione Ue il 22 gennaio scorso. L’analisi degli impatti, climatici e ambientali, in questa proposta di Piano non c’è – prosegue Ronchi – Non sono indicate né le riforme, né la quantificazione degli investimenti necessari per l’azione climatica: dalle voci presenti si deduce che si è lontani dal 37% indicato dall’Ue (circa 77,7 miliardi); non viene esplicitato quali riforme siano necessarie e quali misure vadano finanziate per raggiungere il nuovo e impegnativo target di riduzione del 55% delle emissioni al 2030, né quali effetti di riduzione dei gas serra producano le riforme e gli investimenti previsti dal Piano”. “Dei circa 67 miliardi di Next Generation EU destinati dalla proposta di Piano italiano alla transizione verde – dichiara Ronchi – oltre 30 miliardi sono impiegati per sostituire finanziamenti già stanziati per progetti già ‘in essere’.

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