Si è conclusa lo scorso 12 novembre la Cop26 di Glasgow, il summit internazionale sul clima che ha visto la partecipazione di quasi 200 Stati e decine di aziende. Grandi assenti Cina e Russia, rimaste a guardare la due settimane di stenuanti trattative con l’obiettivo di trovare una soluzione efficace e condivisa alla crisi climatica in atto.
Trattative che hanno portato alla stesura del “Glasgow Climate Pact”, un documento – sottoscritto da tutti gli stati partecipanti – che impegna la comunità internazionale nei confronti del clima e della sua tutela. Implementati – ma non superati – gli Accordi di Parigi del 2015: contenere l’aumento delle temperature a +1,5° rispetto al periodo preindustriale diventa ora l’obiettivo principe; +2° diventano il “piano B”, limite estremo.
Passi avanti sono stati fatti sul fronte della lotta alla deforestazione, con più di 130 Stati che si sono impegnati a contrastarla. Novità anche per i finanziamenti alle fonti fossili: sono 25 i Paesi – tra cui l’Italia – che non finanzieranno più centrali a carbone all’estero. 23 Stati, invece, smetteranno di usarle per produrre energia.
Lampante poi l’ostruzionismo dell’India: Nuova Delhi ha infatti preteso che nella bozza del documento finale non si facesse riferimento all’eliminazione del carbone ma soltanto ad una sua “graduale riduzione d’uso”. Una vera e propria conditio sine qua non alla quale si sono dovuti piegare tutti gli altri partecipanti pur di avere la firma del delegato indiano in calce al Patto.
India ma non solo: sul fronte della mobilità sostenibile è stata l’Italia a defilarsi dall’accordo – sottoscritto da Stati e 11 case costruttrici – per lo stop alla vendita di vetture termiche entro il 2040. Dietro la decisione soltanto ragioni economiche: elettrificare comporterebbe una perdita di troppi posti di lavoro e di indotto per il nostro Paese.
Critiche le associazioni ambientaliste e gli attivisti: Gretha Thumberg è tornata a parlare di “bla bla bla”, accusando i Governi di non essere in grado di andare oltre le parole. Come sui finanziamenti alla transizione ecologica dei paesi più poveri: promessi 100 mld all’anno ma senza una data di inizio dell’erogazione.
Resteranno negli annali – in questo senso – le lacrime del presidente della Cop26 Sharma, crollato davanti alle telecamere nel leggere un documento finale annacquato e ben lontano da ciò che il Mondo chiedeva ai leader riunitisi a Glasgow. “Sono profondamente dispiaciuto” ha detto, congedandosi dai giornalisti in sala.