Portent, si chiama così il nuovo programma coordinato dai laboratori ENEA e finanziato dalla Regione Lazio. Il suo obiettivo? Recuperare metalli preziosi e “terre rare” dagli smartphone finiti in discarica perché al termine della loro vita.
Un proposito importante, capace di ridurre l’inquinamento prodotto dalla ricerca nel sottosuolo di questi materiali ed abbattere lo sfruttamento a fini commerciali dei territori. Basti pensare, ad esempio, che da una tonnellata di schede madri per dispositivi elettronici si possono ricavare 276 grammi di oro, 345 grammi di argento e 132 chilogrammi di rame, oltre a 2,7 chili (complessivi) di cosiddette terre rare (come neodimio, praseodimio e disprosio). Senza contare transistor ed altri apparati elettronici ancora in buono stato e riutilizzabili.
Complessivamente la quota di componenti avviabili a riciclo di uno smartphone in disuso è pari al 97% del totale.