G20, successi e sconfitte della plenaria su clima ed energia

Tanti successi e qualche questione in sospeso: si è concluso così, con un retrogusto quasi “dolceamaro”, il G20 di Ambiente, Energia e Clima di Napoli.

La due giorni partenopea – che ha visto i ministri dell’Ambiente delle venti realtà più industrializzate del mondo seduti allo stesso tavolo – non è infatti riuscita a portare a quel superamento degli accordi di Parigi cui Ue, Usa e Canada aspiravano. E pur dovendo constatare come 58 dei 60 punti all’ordine del giorno siano riusciti a superare il vaglio dei partecipanti, a pesare sull’impatto che il vertice avrà sull’opinione pubblica saranno inevitabilmente le due sole clausole rimaste in sospeso. Ovvero contenimento del surriscaldamento globale ad un grado e mezzo entro il 2030 e abbandono del carbone come combustibile entro il 2025, più di quanto stabilito a Parigi nel 2015. Sfavorevoli Cina e India, che come ha commentato il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani “non se la sentono di dare questa accelerata: economicamente non ce la fanno, e preferirebbero ribadire quanto scritto nell’Accordo di Parigi”. In ogni caso “non c’è nessuno dei G20 che abbia messo in dubbio l’Accordo di Parigi – ha spiegato Cingolani -. Tutti hanno detto che vogliono rispettarlo”. Ora la palla passa al prossimo G20 dei capi di Stato, ove si incontreranno i leader di ciascuna nazione con l’obiettivo – anche, non solo – di rinegoziare gli accordi e trovare una soluzione che possa soddisfare entrambi i fronti, tanto quello più green quanto quello più orientato alla salvaguardia dell’economia.

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